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White blanket

Finché gli innocenti che hanno sacrificato la loro vita inutilmente saranno tanti, finché l’indignazione delle persone per bene non sarà tanto forte da spazzare via il malaffare, appendere lenzuola bianche ai balconi sarà solo apparenza e non servirà a nulla.

As long as the innocent people who sacrificed their lives unnecessarily will be many, until the indignation of the good people is strong enough to wipe out the underworld, hanging white sheets on the balconies will only be appearance and will serve no purpose

Norberto Tedesco

“White blanket…” – Società (Society) – Tecnica Computer grafica – 100X100 – 2020

No More Time

“No More Time”:

Illudiamoci pure, ignoriamo pure la realtà, crediamo pure che i virus, il cancro e ogni genere di malattia degenerativa siano mostri nati all’improvviso dal nulla e venuti da chissà dove, crediamo pure che vengono veicolate da “appestati” e che la immunodeficienza non c’entri nulla, fingiamo pure comodamente che possiamo vivere senza conseguenze tra tutte le forme di sfruttamento dell’ambiente e tra  tutti i tipi di inquinamento compresi quelli elettromagnetici senza subirne nessuna conseguenza. Ma intanto che ci illudiamo guardiamo bene, la campana di vetro sotto la quale ci siamo rifugiati per “proteggerci” in realtà è una clessidra di cui noi e i nostri figli siamo la sabbia e che ormai è agli sgoccioli…


Let us delude ourselves, we also ignore reality, we also believe that viruses, cancer and all kinds of degenerative diseases are monsters born suddenly out of nowhere and come from who knows where, we also believe that they are conveyed by “plague” and that immunodeficiency does not it has nothing to do with it, we also conveniently pretend that we can live without consequences among all forms of exploitation of the environment and between all types of pollution including electromagnetic ones without suffering any consequences. But while we delude ourselves, let’s take a good look, the glass bell under which we took refuge to “protect ourselves” in reality is an hourglass of which we and our children are the sand and which is now running out …

Norberto Tedesco 16 maggio 2020

No More Time” – Società (Society) – Tecnica Computer grafica – 70X100 – 2020

“MATER”

Usare le matrioske per un’opera e “modificando il decoro” con cui sono famose raccontare il “condizionamento” che subiamo dal momento stesso in cui veniamo concepiti fino a diventare a nostra volta “condizionatori”. L’opera è composta da 10 pezzi (ma si potrebbero aggiungere pezzi all’infinito, e potrebbe accadere) sui quali si “racconta” il condizionamento attraverso i colori, le immagini aggiunte e se vogliamo l’evoluzione del volto, i colori di base sono: bianco, azzurro, blu, verde chiaro, verde scuro, giallo scuro, giallo chiaro, rosso, rosa carne, viola e il nero con cui sono stati tracciati i disegni (quasi in modo prevalente fatta eccezione per i colori dei volti), i colori sono scelti in base al simbolismo dei tarocchi di Marsiglia ( da La via dei tarocchi di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa) e per la precisione secondo il suo schema circolare che “ corrisponde a una visione del mondo che consiste  nel rappresentare la totalità non come un rettangolo bensì come un cerchio, universo in constante espansione nato da un punto centrale, il cerchio è attraversato da un orizzonte che, come nella Genesi, separa il cielo dalla terra..” semplificando il significato dei colori è il seguente; bianco purezza, azzurro ricettività spirituale, blu ricettività intuitiva / terrestre, verde chiaro natura celeste, verde scuro natura terrestre, giallo scuro ambito vitale della materia pura, giallo chiaro intelligenza, rosso attività, rosa carne ambito umano /vita cosciente, viola  orizzonte /unione e confine tra azione / ricezione e cielo / terra, nero ciò che è nascosto / occulto / inconscio. Nel dettaglio dei pezzi la loro suddivisione, evoluzione e realizzazione anche in relazione al loro “scaturire l’uno dall’altro” è la seguente; il bianco viene rappresentato solo con il colore, è il più piccolo (nel simbolismo delle matrioske è chiamato “seme”) l’ho immaginato nell’atto della sua creazione divina, cosmica non creato come essere umano ma come forma di pura “energia cosmica”, puro non contaminato da nulla e potenzialmente “adatto” a qualsiasi evoluzione che il creatore ha trasmesso ad esso, – quello azzurro anche esso rappresentato solo con il colore, l’energia cosmica attraverso il concepimento diventa umana arrivando sulla terra “nell’utero” di una donna ma ancora non ha subito nessuna forma di condizionamento quindi ancora in contatto con il cosmo e pura, – quello blu “raccoglie” la sua umanità ricevendo dai genitori la “trasmissione” di un set di caratteri identitari che poi trasmetterà a qualcun altro, è in fase uterina ed è ancora solo amore e la sua natura cosmica è ancora presente e da esso “percepita” viene rappresentato con un cuore su di esso ad indicare il suo inizio del cammino nella sua forma umana appena “ricevuta”, – quello verde chiaro rappresenta  essenza è ancora in contatto con la sua energia cosmica ma le “contaminazioni” umane anche attraverso il collegamento con la madre cominciano ad influenzarlo ed è per questo che al cuore si aggiungono gli occhi anche se ancora chiusi << e nel momento stesso in cui riceviamo il dono della vista diventiamo ciechi, perdiamo la capacità di rimanere in contatto con il cosmo e con il creato>>,  – quello verde scuro rappresenta la nascita, la venuta al mondo la fuoriuscita dall’utero materno nel momento stesso in cui si nasce si riceve subito un “intero carico” di condizionamenti, questi condizionamenti vengono rappresentati graficamente con un volto il cui “colore” indica la razza di appartenenza, un accenno di albero pochi elementi che rappresenta la famiglia e le proprie “radici” in essa, il simbolo zodiacale (per “citarmi” visto che sono capricorno ho usato quello) il nostro segno zodiacale è l’ultima traccia che ci portiamo (inconsapevolmente) per la vita terrena con la nostra appartenenza cosmica, il simbolo dell’appartenenza religiosa ho usato quello del cristianesimo per due motivi è la più diffusa al mondo ed è quella del “gruppo etnico” in cui sono venuto al mondo, il simbolo dell’ateismo, la non appartenenza religiosa ha i suoi “rappresentanti” (che spesso anche considerandosi “atei” ripongono la loro intera fede e fiducia nella scienza, una “divinità” creata dall’uomo ma sempre una “divinità a cui si obbedisce”) anche se in minor numero dei religiosi, tutto ciò avviene per “discendenza” e non per scelte personali, e i simboli che rappresentano femmine e maschi il sesso con cui si viene al mondo  è una “casualità” ma non è casualità tutto quello che si potrà o non potrà fare in base al sesso di “appartenenza”, << Cit: Le donne vivono disperse in mezzo agli uomini, legate ad alcuni uomini più strettamente che alle altre donne; e ciò per i vincoli creati dalla casa, dal lavoro, dagli interessi economici, dalla condizione sociale. – Simone de Beauvoir.>> quello giallo scuro rappresenta l’infanzia nella sua rappresentazione grafica si evolvono i lineamenti del volto, l’albero cresce e si formano nuovi rami a rappresentare tutto l’impegno che la famiglia di appartenenza mette in modo conscio e inconscio a “trasmettere” la sua “storia” e i suoi “principi”, ai simboli già citati si aggiungono i simboli che rappresentano la scuola con essa il “raggio di condizionamento” si allarga altri “educatori” << la consuetudine che qualcuno ti fornisca una “patente” che certifichi i tuoi studi può in parte essere la “prova” della necessità di doversi adeguare al pensiero di chi la “patente” deve concedere? Chi dà valore a ciò che è giusto far sapere o no? Vengono trasmessi “preconcetti”, “concetti” o “conoscenza”? Era o no ai tempi del nazismo il Mein Kampf la “bibbia laica” su cui si costruiva e basava tutto il programma di insegnamento? >>   si affiancano alla famiglia e ai religiosi, – quello giallo chiaro rappresenta l’adolescenza una “propria intelligenza” si affaccia provando a contrapporsi al “mondo” che ci circonda durante la crescita nella sua rappresentazione grafica il volto continua la sua evoluzione dei lineamenti, la crescita dell’albero continua nuovi rami si formano e si comincia ad infoltire la chioma sempre più la famiglia diventa “riferimento”, è anche se è il porto sicuro dove ci si può e deve rifugiare è il primo “ostacolo” alla totale e incondizionata libertà individuale si viene condizionati da ciò che la famiglia “è”, e su cosa penserà in merito alle proprie scelte di vita e di esistenza, ai simboli già citati si aggiungo i simboli che rappresentano “l’economia” i “soldi” cominciano ad avere la loro influenza si comincia a “conoscere” la “potenza” che deriva dal loro possesso, ricchezze personali e ricchezze dello “stato” a cui si appartiene diventano “riferimento” e “obbiettivo”, – quello rosso rappresenta la giovinezza avviati verso la “realizzazione di se stessi” si diventa “attivi” nel proprio cammino graficamente il volto conserva ancora le fattezze dell’adolescenza, la crescita dell’albero continua la chioma comincia ad essere sempre più ampia, ai simboli già citati si aggiungono quelli “politici” (ho usato quelli che più di altri condizionano e hanno condizionato l’Italia e i suoi abitanti) si comincia ad affacciarsi al mondo delle scelte di chi dovrà “guidarci e governarci”, e anche qui (e forse più qui che in altri ambiti) la scelta avviene più per “eredità” che per scelte personali, – quello rosa carne rappresenta la “maturità” “l’umanità cosciente” la fine del “condizionamento” attraverso le “istituzioni” la “formazione” è “compiuta”, graficamente il volto si evolve ancora comincia ad avere i segni del trucco, <<nel momento stesso in cui ci sentiamo adulti modifichiamo il nostro aspetto adeguandoci a standard estetici che appartengono al “gruppo etnico” in cui si è nati” e di fatto nascondiamo ciò che “siamo>>, l’albero continua a crescere si cominciano a vedere le radici, il tronco è sempre più ampio e la chioma sempre più folta ed “incombe” su tutto “l’essere” arrivando fino al volto, ai simboli già citati si aggiungono il simbolo del lavoro <<il “condizionamento” più deleterio per “l’essere” umano è la convinzione che senza un “lavoro” non si è nessun>>”, il simbolo dello stato essere possessori di una nazionalità ci spinge anche ad agire violentemente per la “difesa” della sovranità della nazione di appartenenza e ciò uccide senza speranza la fratellanza dell’umanità la creazione dei confini e delle bandiere ha segnato l’inizio della fine, e per ultimo il simbolo dei figli (coloro a cui trasferiremo la nostra eredità genetica ) si comincia a “guardare” al proprio “futuro” attraverso la “volontà” di costituire una famiglia, – quello viola rappresenta l’età adulta ormai si è “grandi” si diventa “educatori” si costituisce la propria famiglia e il proprio “nido” ormai diventati rami dell’albero convinti della propria “esistenza” si trasmette ai figli il proprio cognome la chiave di accesso alla genealogia della famiglia, si comincia ad essere elementi di “trasmissioni” ai propri “eredi” dei “valori” ricevuti durante la crescita anche se si continua a ricevere “condizionamenti” ma in forma “libera” attraverso i mezzi “informativi, culturali e di intrattenimento”, graficamente il volto ha completato la sua “evoluzione e crescita”, l’albero ha ormai riempito tutto lo spazio disponibile “dell’essere” fino ad arrivare al volto quasi fino ad imprimere tracce su di esso, le radici sono ben radicate e grandi e la chioma è folta, tutta la “storia familiare” ha pervaso tutto l’essere, ai simboli già citati si aggiungono il simbolo della catena (vicino a una delle radici) la famiglia e il suo carico influenza la propria esistenza anche attraverso le generazioni precedenti, il simbolo della pace malgrado i “condizionamenti” si ha sempre la possibilità di scegliere, il simbolo della morte la consapevolezza della “fine” sarà la paura che accompagnerà i propri pensieri fino alla fine <<Cit: “Comunque la sua esistenza, non c’era bisogno di dirlo, era legata al tempo, allo spazio e alla probabilità. Come quella di ogni persona a questo mondo. Perché noi esseri umani, finché viviamo, non possiamo liberarci da questa limitazione. Tutti, nessuno escluso, siamo per così dire circondati da solidi muri, è in questo modo che siamo fatti. Forse. – Murakami Haruki.>> malgrado le “appartenenze religiose” promettono una vita eterna alla fine della “vita” terrena, << ma solo con la “morte” si tornerà ad essere pura energia, tornando al cosmo e alla scintilla creativa e chissà cosa e per quale scopo ci porteremo dietro dalla vita terrena>>   – a concludere la composizione narrativa la serie di matrioske è posta diagonalmente su una superfice riflettente volutamente non perfetta il cui bordo è composto da “ritagli”, lo “specchio” su cui si presentano è la visione che il “mondo” ha di ogni “vita” si vede il riflesso di ciò che si “è” di come ci si “presenta” al mondo, le apparenze e le appartenenze contano più dell’essere e sono il viatico che “guida” le esistenze.

Cit: “Ciascun individuo è il prodotto di due forze: La forza imitatrice – governata dal gruppo famigliare, che agisce proveniendo dal passato – e la forza creatrice – guidata dalla Coscienza universale e proveniente dal futuro. Quando i genitori limitano i loro figli obbligandoli ad accettare passivamente progetti, consegne (“sarai questo o quello”, “somiglierai a Tizio”, “ci obbedirai e diffonderai le nostre idee e convinzioni”), disubbidiscono ai progetti evolutivi del futuro e la famiglia cade vittima di ogni sorta di malattie fisiche e mentali. La Coscienza, fin dai primi istanti della sua individuazione nel feto, è prigioniera del conflitto tra creare e imitare. Se il bambino presenta pochi tratti psicologici ricalcati su genitori e avi, si può pensare che la Coscienza sia stata capace di vincere l’influenza dei modelli che le generazioni precedenti avrebbero voluto affibbiargli. Se al contrario il bambino diventa la copia dei genitori o dei nonni, la Coscienza è stata sconfitta. Le anime creatrici sono poche, mentre ci sono eserciti di anime imitatrici: Le prime devono imparare a comunicare e a seminare i propri valori, le seconde devono liberarsi dagli schemi e imparare a creare, vale a dire arrivare a essere se stesse e non quello che la famiglia, la società e la cultura vogliono. Il clan agisce come un organismo. Quando uno dei suoi membri sperimenta un cambiamento, è tutto l’insieme a reagire, in modo positivo o negativo.. Alejandro Jodorowsky – Marianne Costa”

Storia della matrioska:

Cos’è una matrioska e qual è il suo significato

La matrioska (o matriosca) non ha bisogno di presentazioni. Chi non ne ha mai vista una? I tipici souvenir russi raffiguranti bambine o donne paffute sono diventate il simbolo del vastissimo stato dell’Europa dell’Est. La caratteristica principale di queste bamboline di legno è quella di contenere al proprio interno altre di dimensioni diverse, fino ad arrivare alla più piccola, chiamata “seme”. Ogni pezzo, inoltre, è diviso a metà, in modo tale da aprirsi e contenere il pezzo di taglia più piccola. Ma quale è il loro significato simbolico?

Matrioska (o matriosca): simbologia e significato

L’origine è incerta: si dice che il primo a fabbricare la Matrioska sia stata Savva Mamontov nel XIX secolo. Ricchissimo industriale, appassionato d’arte, nonché mecenate, egli riunì una serie di artisti specializzati in arte tradizionale e contadina con l’intento di dare una scossa considerevole a questo genere artistico, aiutato anche da suo fratello Anatolij. Altre fonti, invece, sostengono che queste curiose bambole di legno abbiano origine dalla cultura cinese, in riferimento alle scatole cinesi appunto, anch’esse di grandezza crescente inserite le une all’interno delle altre. Invece altri ancora sostengono che il primo a costruirle sia stato un monaco russo.

Al di là della loro vera origine, le matrioske sono portatrici di un significato ben preciso: bisogna sapere, infatti, che la parola in sé porta la radice latina di mater, ovvero madre. Proprio la madre costituisce il fulcro simbolico di queste graziose statuette. Il fatto che queste siano contenute reciprocamente in una matrioska più grande equivale a rendere l’idea del grembo materno che porta in sé un corpo più piccolo. Le matrioske, dunque, possono essere assunte a modello di generazione, in cui la maternità e la fertilità sono le caratteristiche primarie e indispensabili per la loro esistenza. La famiglia potrebbe essere un’altra componente simbolica e lo dimostra il fatto che la statuetta più grande è chiamata madre, mentre quella più piccola è chiamata seme. Ecco che anche qui la figura di colei che genera è centrale. D’altronde anche la loro corporeità fa pensare a quelle antiche sculture del paleolitico o ai giocattoli cinesi, giapponesi e indiani.

Potenzialmente, la matrioska può contenere al suo interno infinite altre matrioske, come può essere contenuta all’interno di altre infinite volte. E’ il simbolo della capacità della vita che non ha limiti, ma anche del Principio e della Fine, dell’Uno e del Molteplice. Dal Macro al Micro, si potrebbe pensare addirittura che questi piccoli simulacri di legno siano per estensione il simbolo dell’Universo.

Infine, anche il materiale di cui è fatta una matriosca non è casuale: il legno è duro da scalfire, durevole nel tempo, resistente, ma anche continuamente rinnovabile, come rinnovabile sono l’amore e la creazione. Anche il tipo di legno non è lasciato al caso: generalmente il tiglio e la betulla vengono utilizzati in maniera preponderante. Il primo è simbolo di fertilità e femminilità, mentre il secondo in Russia rappresenta fortuna e longevità. 

Norberto Tedesco

MATER

Forma Mentis

Un manichino abbandonato per strada diventa la base per l’opera forma mentis <<locuz. lat. (propr. «forma di mente»), usata in ital. come s. f. – Struttura mentale, soprattutto con riguardo al modo di considerare e intendere la realtà, quale si determina nell’individuo, per indole e per educazione: è cosa contraria, o congenialealla sua forma mentis.>>, in riferimento al sesso maschile nella sua realizzazione con la tecnica del decollage si “illustra” come il pensiero dell’uomo viene “condizionato” anche al di fuori della famiglia a partire dalle prime fasi della sua vita, lo “sviluppo descrittivo” realizzato con una “sovrapposizione” di “strappi” di immagini (raccolte da libri, fumetti, riviste e altro, è alquanto “strano” constatare che i libri, i fumetti, i libri e il resto da cui ho raccolto gli “strappi” usati fino alla parte delle cosce sono praticamente quelli di “casa mia”) poste in una sorta di andamento a “spirale” salgono verso l’alto partendo dal basso, dai piedi, i piedi ci tengono attaccati al suolo, ci fanno “camminare” e sono il mezzo con cui “percorriamo il mondo” anche se sono la parte più “bassa” del corpo, ed è per questo che sono partito da loro per rappresentare la prima infanzia, l’inizio della vita ponendo su essi “strappi” raccolti da libri di favole i primi “condizionamenti” che dall’esterno danno “forma alla nostra mente”,  salendo su caviglie e prima parte delle gambe ho posto “strappi” raccolti da fumetti per l’infanzia, per l’esattezza ho usato i fumetti Disney quello che a uno sguardo superficiale sembra il più innocuo degli intrattenimenti per bambini “e non” ha in se una serie infinita di “condizionamenti di classe e appartenenze” e fa del capitalismo lo schema ideale e perfetto di vita, di tutto ciò che intorno ad esso gira e per esso si fa contenendone tutti i “canoni”, nella parte finale delle gambe e al ginocchio ci sono “strappi” raccolti da libri della scuola elementare e da libri di catechismo il “condizionamento” si allarga la storia ci pone in una “eredità storica” e sociale, la geografia ci “da i confini, le bandiere e le monete” di appartenenza, il catechismo attraverso le interpretazioni e gli adeguamenti della realtà ad personam dei suoi rappresentanti sulla terra ci “da un Dio, l’unico vero e “ineluttabile” ”, nella prima parte delle cosce ci sono “strappi” raccolti da libri di scuole “superiori” altre materie si aggiungono alla nostra “forma mentis”, la letteratura ci da la “conoscenza” di ciò che è stato affidato alla scrittura e “allarga la nostra identità” e la nostra “appartenenza”, ad un certo punto della nostra esistenza nella fase dell’adolescenza cominciamo a “scegliere” noi cosa leggere e vedere e a rappresentazione di ciò ho posto nella parte superiore delle cosce e dell’inguine “strappi” raccolti da fumetti e riviste per “adulti”, la ribellione, l’erotismo e il sesso diventano elementi di “condizionamento” che il più delle volte va in direzioni sbagliate anche per assenze e visioni sbagliate tramandate dagli “adulti” e su queste nozioni distorte si costruisce il nucleo intorno al quale “girerà” spesso per sempre il modo di vivere di un maschio ed è per questo che sulla parte corrispondente al pene ho posto “strappi” che vanno in quella direzione, nella parte immediatamente superiore alla zona pubica “l’adolescente” lascia il posto “all’adulto” anche esso erroneamente “formato” da ciò che il “sistema” gli fornisce attraverso i mezzi di inFORMAZIONE di massa e così l’ego e le apparenze diventano il fulcro intorno alle quali il maschio orgogliosamente costruisce e percorre la sua vita questo viene raccontato da “strappi” raccolti da riviste pubblicitarie e di moda, in una piccola zona dell’addome (nella pancia e nei suoi “ricordi”) ho voluto inserire il “legame materno” è secondo me un dato concreto il fatto che è la mamma colei che crea dai suoi primi passi colui che sarà l’uomo o il maschio futuro, un mammone sarà sempre maschio e difficilmente uomo (nel mio modo di vedere quando dico maschio lo faccio come indicazione negativa di essere, mentre quando dico uomo lo faccio come indicazione positiva di essere), le passioni e gli interessi vengono rappresentati da “strappi” raccolti da giornali e riviste sportive il “tifo” e le “appartenenze” sono un’ altra bandiera e un’altra “condizione” da cui nessuno sembra potersi esimere è necessario appartenere ad una serie di “tribù” tante piccole “comunità” che rendono membri di una “comunità” allargata, all’altezza del cuore ho voluto rappresentare il “cuore” con il suo desiderio di amore e i meccanismi che spesso impediscono di fare dell’amore la condizione a cui tutti aspirano, nella parte finale del torace vi sono “strappi” raccolti da quotidiani l’informazione per lo più distorta e falsa condizionerà e darà “forma mentis” ai nostri pensieri e comportamenti per il resto della nostra vita, ma anche nella sua interpretazione spesso “racconta” gli atteggiamenti negativi che il maschio esercita nei confronti degli altri, il nero chiude la “spirale narrativa” si chiude con il nero e con quello che potrebbe sembrare un colletto di un abito da sacerdote a voler rappresentare il fatto che quando si ha una “cattiva formazione” non si riesce ad uscire da un circolo “vizioso” cha fa commettere “abusi” anche ai maschi che “l’ illuminazione religiosa” dovrebbe rendere privi di vizi, l’opera è priva di testa e braccia per illustrare l’incapacità del maschio di liberarsi dai cattivi condizionamenti ed essere artefice del proprio destino, elemento di un sistema che lo ha formato per le proprie necessità e non individuo che può portare il proprio contributo alla società e al alla realizzazione di un mondo migliore, i piedi di questo individuo sono posti su un bancale pallet su cui sempre con “strappi” di quotidiani è posta la scritta fragile null’altro può essere un individuo che non è riuscito ad essere “se stesso” se non FRAGILE, MOLTO FRAGILE.

Norberto Tedesco

Forma mentis

L’abito non fa il monaco..

Quanto male si sarebbe potuto evitare senza correre dietro a ideali malati, quanto dolore in meno nel corso dei secoli se non si ergevano a idoli da seguire e venerare persone come Nerone, Torquemada, Alessandro VI, Enrico VII, Garibaldi, Marx, Stalin, Hitler, Mussolini e migliaia di altri mostri di cui ancora si seguono le orme e i loro scritti sono “pane” di cui si nutrono statisti e politici moderni col quale poi nutrono i loro “popoli” conducendoli alla morte nel nome della supremazia e del “progresso”. Dove stavamo oggi se avremo scelto di seguire persone umili che facevano dell’amore per il prossimo il proprio unico fine, se l’umanità faceva degli insegnamenti di questi illuminati tesoro, cosa sarebbe stato del mondo se nei 2055 anni (ufficiali) della vita di Gesù avremo seguito le sue orme, i suoi insegnamenti e lo stile di vita che lui praticava, quante parabole ha raccontato per portarci alla riflessione, il discorso della montagna e ogni attimo della sua vita tutto sintetizzato nell’unico comandamento che ha lasciato: “ama il prossimo tuo come te stesso” applicando questa semplice regola allo stile di vita dell’umanità come sarebbe il mondo oggi ? E invece no, di queste persone buone si sono rubati gli abiti e interpretando a proprio comodo i loro insegnamenti si sono creati altri “imperi” che nel loro nome compiono atrocità. Nel nome di Gesù si sono mossi eserciti che hanno saccheggiato e ucciso con papi al comando, nel suo nome con l’inquisizione si è torturato e ucciso, si sono eretti “castelli” colmi di tesori e di ricchezze frutto indegno di abiti falsi che si sono indossati in nome di..

E’ la purezza del nostro cuore e l’amore dei nostri gesti che ci rendono degni costruttori di un mondo migliore anche se nudi e non gli abiti se pur “religiosi” che indossiamo con arroganza…

L’abito non fa il monaco

“Destinazioni” “Destinazioni 2”

DESTINAZIONI

L’opera prende il via meditando sui versi << “Pensa che in quel giorno, in quell’ora, leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.” >> estrapolati dalla poesia se tu mi dimentichi di Pablo Neruda e su “quest’immagine” ho “costruito” la composizione narrativa dell’opera al cui centro vi è la figura di un albero capovolto (anche se potrebbero sembrare due che si “riflettono”) che “volge le sue radici verso il cielo in partenza per cercare altra terra”, di fianco alle radici c’è “un’arca” con un borgo su di essa, anche l’arca è in partenza, una sottile nuvola avvolge l’albero al centro ed è una sorta di cortina divisoria che divide ciò che si sta lasciando da ciò verso cui si va a “cercare altra terra”, la chioma dell’albero è rivolta verso il basso “a volgere l’ultimo sguardo” al “posto” che si lascia, da cui si “fugge”, la parte della chioma rivolta al cielo è “sana” il verde in tutte le sue sfumature prevale mentre la parte della chioma rivolta al suolo è “morta” come il “mondo” che sta lasciando, non ha più i colori che dovrebbe e porta i segni dei “mali” subiti inquinamento, fuoco e.. , il cielo sul quale l’albero si staglia è anch’esso “diviso” in due parti, la parte superiore è un cielo “sereno” senza “turbamenti”, la parte inferiore è “cupa e buia” un cielo che “accumula tempesta”, la parte più “cupa” e bassa del cielo coincide quasi col piano di fuga prospettica di una serie di grattacieli “tutto converge” verso il “cielo e il cielo chiede il conto per quanto fatto”, le facciate dei grattacieli contengono “i ricordi dell’umanità” o meglio i “mali compiuti dall’umanità”, grattacieli  “immagine effimera dell’umana potenza” che distrugge la “vita” per erigere monumenti alla propria infinita arroganza, ma la vera traccia che i “monumenti” umani “lasciano dietro di se” è la “morte” e l’unica “speranza” che resta è “levare in alto le braccia e far uscire le radici per cercare altre terre”,

DESTINAZIONI “2”

Destinazioni è un “dittico” è composta da due pezzi, al quadro si aggiunge “la scatola”, un pacco al suo interno racchiude la “stessa città” rappresentata nel quadro, anche qui le facciate dei grattacieli contengono i “ricordi dell’umanità” i grattacieli si affacciano su di una piazza nella quale è posta una “chiesa” anch’essa con su “i ricordi dell’umanità”, l’atmosfera è la stessa del quadro ma a differenza di esso non vi sono “elementi positivi” non ci sono possibili “alternative” al mondo che abbiamo distrutto e di cui siamo prigionieri con l’assurdità che noi stessi siamo i secondini della “nostra prigione”, l’esterno della scatola ha su di se quattro elementi, due sigilli in cera lacca, una “etichetta” dove vi sono i nomi di molte di “quelle città” del nostro pianeta tra le quali emerge “beffardamente” la scritta homo sapiens, << Quanto è inutile la sapienza di “quell’homo” che l’ha saputa usare solo per distruggere e uccidere la sua “casa” e quella di miliardi di creature e specie viventi.>>, e a concludere la composizione la “firma” posta nello spazio destinato al “mittente” del pacco..

“Destinazioni” – Società (Society) – Tecnica Decollage (Decollage Technique) – 110x70cm – 2016

“Destinazioni” – Società – Tecnica Decollage (Decollage Technique) – (Society) – 2016

“IQ0”

Stati Uniti lo stato più “democratico e potente del mondo libero” che da sempre, fin dalle sue origini e con i primi “colonizzatori” ha fatto della violenza e del sopruso il metodo con cui “conquistare” prima le terre che ora compongono quello stato rinchiudendo i nativi sopravvissuti in “riserve” e poi esportare il “metodo” al “resto del mondo”. Al centro della composizione prevale la figura posta di spalle di “Trump” (a cui si “dedica” il titolo dell’opera), il capo coperto dal cilindro dello zio Sam che tutti noi ricordiamo per il manifesto usato per reclutare soldati sia nella prima sia nella seconda guerra “mondiale” << i want you for U.S. army >>,  sulle sue spalle è posta a modo di manto reale la bandiera degli Stati Uniti, tra i dettagli sono poste alcune stelle che sono rosse a rappresentare il sangue degli statunitensi “versato” dai “leaders” di quello stato per raggiungere l’obbiettivo prefissato <<nel macabro modo di dire dei potenti gli innocenti che muoiono nell’azione necessaria a raggiungere lo scopo (il loro) sono considerati danni collaterali, il loro sacrificio anche se “figli” della propria nazione è “degno” dello scopo per cui avviene>>, sulla bandiera vi sono macchie e arrivando in fondo dalle strisce rosse della bandiera gocciola “sangue” che bagna e impregna il “terreno” come se quella bandiera trascinata sul “terreno lungo il cammino storico della nazione” abbia raccolto il “sangue” versato che scorre via da essa e quindi non nascosto agli occhi di chi vuol vedere, l’abito indossato ha i colori della bandiera, i piedi affondano tra le “macerie causate” ad indicare la continuità con chi lo ha preceduto e con chi lo seguirà, in una delle mani come uno scettro tiene l’avambraccio con la fiaccola della statua della libertà ultimo frammento di una “libertà” distrutta o mai esistita di cui non resta altro se non macerie, la libertà anche se spacciata come “ideale fondante” anche con le parole del sonetto poste alla base della statua della libertà << Cit: Non come il gigante di bronzo di greca fama, che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti conquistatori: Qui, dove si infrangono le onde del nostro mare Si ergerà una donna potente con la torcia in mano, la cui fiamma è un fulmine imprigionato, e avrà come nome Madre degli Esuli. Il faro nella sua mano darà il benvenuto al mondo, i suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace fra due città. Antiche terre, – ella dirà con labbra mute – a voi la gran pompa! A me date i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata. – Emma Lazarus. 1883 >> non appartiene alla “mentalità” dei leader di questa nazione, ai sui piedi ci sono macerie a simboleggiare le macerie prodotte sul suolo di appartenenza e nel resto del mondo e alcuni sassi di quelle “macerie” raccolgono il “sangue” che scorre dalla bandiera << Cit: “Cha hai tu fatto? Sento il fiotto di sangue di tuo fratello che grida a me dal suolo! . – Gen 4, 10” >> , tra queste macerie ci sono i resti della “cultura” quello che resta di un affresco di un angelo osserva quasi rassegnato verso “l’esterno dell’opera”, in primo piano ai margini dell’opera incastrato tra macerie c’è lo scudo di “C. A.” su cui oltre ai segni delle “battaglie” vi è il volto di “ Donald ” con in capo il berretto da soldato, <<  le guerre e le “ideologie”  dei leaders degli Stati Uniti trovano un “fronte” anche nel mondo di “fantasia” dove bambini e ragazzi sono i principali fruitori .. >>, il suolo dove si trova è quello di Liberty Island lo sguardo in direzione di Manhattan dove “anacronisticamente” vi sono ancora le “torri gemelle” dalle quali parte un denso fumo che va ad oscurare il cielo e “tutto il resto”, << “Ora tocca a me, sono io il leader più potente del mondo” sembra dire per partire dal già fatto e continuare l’azione di “conquista” >>.

“IQ0” – Società (Society) – Tecnica DecollageMosaico – Misure – 110X70 cm – Anno 2017.

“Ritratto di Cristo”

Per una serie di “circostanze” il primo approfondimento non poteva che essere quello relativo all’opera “Ritratto di Cristo”, quest’opera oltre ad essere il Ritratto di Cristo anche in un contesto geografico, storico e sociale, racchiude anche il mio rapporto con Gesù e con la fede…

“Ritratto di Cristo”: l’anno zero del principio, l’inizio di un tempo scandito da un uomo coraggioso e rivoluzionario che ha inevitabilmente cambiato le sorti del mondo. Questo uomo, tanto criticato e ammirato, è nell’immaginario collettivo dell’intera umanità, raffigurato secondo canoni occidentali: biondo, alto, magro con occhi azzurri. E mi sono chiesto: Era davvero così Gesù? Come puo’ una persona nata a Betlemme avere l’aspetto di uno nato nel nord Europa? E da tali domande, che potevano avere una sola risposta, ho creato l’immagine del “mio Gesù”

L’opera, eseguita con la tecnica del decollage, è un dittico composto da: Il “ritratto” in cui tra le altre cose ho voluto evidenziare come nel corso dei secoli chi si è appropriato della “figura” di Cristo per scopi lontanissimi dai suoi insegnamenti lo ha volutamente reso “simile agli occidentali” “allontanandolo” dalla sua reale “appartenenza”, il “ritratto” è accompagnato da un volume in cui si approfondisce la “storia” di Gesù e di ciò che ruota intorno ad esso come personaggio storico per chi non “crede”, come figlio di Dio per chi crede, nel quale ho voluto approfondire con immagini e testi (elaborati in decollage) gli aspetti che rendono chiara (per chi vuole “vedere”) l’abissale distanza che esiste tra la vita “umile” di Gesù e i suoi “tramandati” insegnamenti con quello che coloro che dicono di essere la sua “chiesa” sulla terra realmente fanno, rinnegando ogni suo “volere” ma usandolo a suon di interpretazioni e falsità per i loro ricchissimi tornaconti.  Vorrei citare uno stralcio della critica recensita dal Prof. Vittorio Sgarbi alla suddetta opera, che scruta nella giusta direzione le mie intenzioni:

 “Ieratico e imperturbabile ci osserva, senza giudizio né critica. Egli è il Figlio di Dio, ha cambiato e salvato il mondo che dal Padre gli venne affidato, e si è offerto a noi. Lungo la storia, Cristo ha assunto migliaia di volti, forgiati per lui dai seguaci, dai devoti e dagli artisti. Ognuno di questi volti gli appartiene, perché attraverso di essi egli è medievale, rinascimentale e contemporaneo insieme. Questo suo essere uomo e Dio, di oggi come di ieri, è perfettamente espressa nell’opera Ritratti di Cristo di Norberto Tedesco, Artista esperto e visionario, egli compone il volto del Figlio con frammenti di icona, di affresco, di foglia bronzea e di dipinto su tavola. Mentre per il corpo vi pone una fotografia, rendendo, così, la sua presenza fra noi concreta, sebbene idealmente.”.

E’ un “manifesto” quasi in chiave giornalistica che vuole chiedere all’arte di rispondere a domande concrete relative alla vita di uomo reale che ha portato la più grande delle speranze all’intera umanità.

Norberto Tedesco.

“Ritratto Di Cristo” – Ritratto (Portrait) – Tecnica Decollage (Decollage Technique) – Anno 2012 – Misure 100x70cm, 50×50 Volume-

Ritratto & Volume

Approfondimenti alle OPERE

Ogni opera ha una gestazione o un’intuizione che porta alla sua creazione, per poter capire se la mia opera “va nella giusta direzione” in fase espositiva tendo a non fornire descrizioni (tranne il titolo se lo ha e i suoi dati “anagrafici”) che permettano la lettura di un’opera anche per cogliere le sensazioni che darà ai suoi fruitori. Quando pubblico la foto dell’opera o sui social o in volumi fornisco qualche informazione in più. In questa “sezione” la descrizione e gli approfondimenti relativi all’opera in questione e al suo percorso creativo e descrittivo saranno trattati in modo più ampio, aggiungendo all’immagine (che per quanto mi riguarda deve rimanere sempre PROTAGONISTA) il testo che possa far comprendere i miei “perché”.

Norberto Tedesco.

“Adamo 2.0” – 2019